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ISBN: 9788865422557
Scienza e politica nel Regno di Napoli (1784-1794)
Autore: Cristina Passetti
ISBN 978-88-6542-255-7
Pagine: 310
Anno: 2013
Formato: 15 x 21 cm
Supporto: libro cartaceo

Uno scopo ambizioso, quello di Cristina Passetti, come l'autrice stessa dichiara introducendo al suo lavoro: comprendere le ragioni della “conversione rivoluzionaria di un'intera generazione di riformatori meridionali”, comprendere come e perché, da riformatori, diventassero rivoluzionari.
L'interrogativo non è nuovo. Esso si colloca al cuore di qualunque riflessione storica sulle rivoluzioni, fin quasi dal momento in cui esplodono. Perché, allora, riprenderlo ancora una volta e farne oggetto di una ricerca specifica? Non è un caso che una giovane studiosa ne abbia sentito il bisogno, per varie ragioni. In primo luogo, l'evidente insoddisfazione per le risposte abbozzate o tentate finora, soprattutto per quanto riguarda la periodizzazione; e il rifiuto del tema, ancora spesso ricorrente, della ‘passività’ della rivoluzione napoletana. Ma un'altra ragione concorre a spiegare perché l'autrice abbia voluto riprenderlo, approfondirlo, affinarlo, e risiede nella recente ripresa di interesse e di dibattiti intorno a questi temi ricorrenti e ineludibili: il rapporto tra continuità e fratture, fra pensiero illuministico e ideologia rivoluzionaria, non solo, ma anche fra ‘originalità’ e ‘imitazione’, o ‘importazione’, nell'esperienza politica italiana del triennio. In questo contesto storiografico, Passetti sceglie una prospettiva che prende le mosse dalla metà del Settecento, indirizzata a cogliere più precisamente nel tempo e nei suoi contenuti ideali e politici la crisi del progetto riformatore, sulla quale a suo parere si innesta una propensione eversiva già prima dell'89, ponendo al centro dell'attenzione il magistero genovesiano. In esso, nel nuovo metodo scientifico e, insieme, nell'appassionato appello al risveglio delle province e a una diffusa sociabilità patriottico-accademica, viene individuato il filo rosso della formazione di un gruppo di riformatori/massoni/patrioti che avrà un ruolo fondamentale nella rivoluzione del 1799. Ma il loro processo di politicizzazione, nella ricostruzione dell'autrice, si colloca a ridosso della Rivoluzione francese e non dopo di essa: nella drammatica fase aperta dal terremoto calabro-messinese del 1783, che provoca una vera e propria crisi di fiducia tra riformatori e monarchia, e nella vicenda massonica, napoletana e calabrese, che diventa chiave principale di lettura non solo e non tanto della prima attività cospirativa del mondo patriottico meridionale nel 1792-93 ma delle sue trasformazioni e propensioni eversive già prima dello scoppio della rivoluzione in Francia, sicché non di un mero passaggio “dalle idee pure ai fatti reali” si tratta, ma di un mutare delle idee stesse. Fortissima, in questo mutamento, la dimensione religiosa nel senso di una nuova fede, di una religione civile che cerca di liberare, con la ragione e il sentimento, un'umanità oppressa e dolente, che paura, terrore e immaginazione spingono solitamente al fanatismo e alla superstizione.

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