Lettere a Hans Klöres
A cura di Stefano G. Azzarà
ISBN 978-88-6542-886-3
Pagine: 216
Anno: 2024
Formato: 15,5 x 21 cm
Collana: Mille e una storia, 9
Supporto: libro cartaceo
Di tutte le lettere di Spengler esistenti, solo quelle a Klöres hanno il carattere di una confessione che arriva a una dimensione personale che prima era rimasta rigorosamente serrata» (Anton Koktanek).
Spengler non amava scrivere, tantomeno amava scrivere lettere. E le sue, infatti, non sono le lettere di un grande epistolografo. Eppure del suo vasto epistolario, finora inedito in italiano, le lettere indirizzate ad Hans Klöres negli anni decisivi – per lui come per l’Europa intera – dal 1913 al 1922, se non belle, sono sommamente importanti.
Di esse, ad una prima lettura, le più impressive sono certamente quelle in cui il profeta del tramonto profetizza la certa vittoria della Germania nel primo conflitto mondiale. Ma in ogni pagina del breve carteggio con Klöres è Spengler quale uomo e pensatore che si rivela: ne viene fuori un autoritratto che completa l’autobiografia rimasta incompiuta, come tanti altri progetti letterari.
Il saggio di Stefano Azzarà ci aiuta ad entrare in “questo” involontario laboratorio del Tramonto (ricordiamo che il secondo volume fu scritto proprio dal 1918 al 1922) e riapre la discussione sulla lettura pessimistica e al tempo stesso fuorviante che dell’opera è stata data, segno di una perenne e “intramontabile” rinascita di Spengler.
«Su questo sono assolutamente ottimista. Vinceremo e lo faremo in modo tale che tutti i nostri grandi sacrifici saranno ampiamente ricompensati».
«Non sono del tutto sicuro che in questa guerra riusciremo a conquistare Londra (che per gli inglesi equivale a Zama). So che esiste un vasto piano per raggiungere questo obiettivo. Se in questo momento fosse inattuabile, una seconda guerra contro l’Inghilterra porterà la vittoria che è storicamente necessaria».
«Sono lieto che il Tramonto dell’Occidente le abbia fatto l’impressione che desideravo. Se lo leggerà ancora, vedrà anche che tante idee che vi sono contenute ma che non ne emergono direttamente sono in anticipo rispetto al modo di pensare di questa nostra epoca».
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