Vita di Adriano VI
a cura di Lara Michelacci
trad. di Aniello Di Mauro e Luigi Alfinito
ISBN 978-88-6542-333-2
Pagine: 190
Anno: 2015
Formato: 14 x 21 cm
Collana: Umanesimo e Rinascimento, 8
Supporto: libro cartaceo
Opera commissionata dal cardinale Wilhelm van Enckenvoirt, la Vita di Adriano VI è la biografia a tutto tondo dell'ultimo papa straniero prima dell'età contemporanea. Scritta prima del 1540, l'opera di Paolo Giovio insiste su una cifra ironica, capace tuttavia di fotografare il dato e di metterlo a disposizione del lettore. Un papa poco amato, triste e solitario, rigoroso nell'essenzialità devozionale e così lontano dalla curia romana da apparire estraneo a qualsiasi pratica istituzionale. Un teologo costretto a mettersi in gioco nel governo, prima in Spagna e poi a Roma, ma che si definisce prima di tutto nella ritrosia e nel costante desiderio di abbandonarsi solo agli studi. E proprio l'incapacità di amministrazione divenne proverbiale tanto che le richieste venivano liquidate con un freddo «videbimus et cogitabimus», che però si traduceva in un nulla di fatto. L'austerità del papa aveva in effetti il duplice risvolto di un rigore spirituale verso le cose della chiesa che corrispondeva però ad una mancanza di liberalità a volte vicina alle ottuse chiusure di un vivere troppo sobrio. Per Giovio il papa era «lento e poco risoluto nell'agire» e la mansuetudine di carattere non si adattava con le esigenze dei tempi e con le battaglie che dovevano essere portare a termine con decisione, come la guerra contro i Turchi. Anche la fama di spiritualità sembrava inadeguata rispetto alla rozzezza, e il generale lamento dei poeti si scontrava con una banale constatazione dei fatti quando, ad esempio, il papa proibì la visione del Laocoonte considerato arte pagana. Anche in questo caso è nella rapidità del gesto e delle parole che emerge l'identità più profonda di Adriano: il papa che distoglie lo sguardo con parole di disprezzo di fronte all'elogio del Belvedere di Vianesio Albergati, rende memorabile la scena e riassume emblematicamente il dissidio con gli artisti. E proprio dal discorso diretto, dall'ironia salace, dalla ciclicità del caso e degli eventi, emerge lo sguardo tagliente del Giovio sullo scenario a tinte fosche dello scacchiere internazionale.
Lara Michelacci insegna Letteratura italiana presso l'Università di Bologna. Ha pubblicato Giovio in Parnaso. Tra collezione di forme e storia universale (Bologna, 2004), ha curato l'edizione di Paolo Giovio, Commentario de le cose de' Turchi (Bologna, 2005), e ha scritto in collaborazione Battista Guarini e la retorica dell'altrove politico. Un genere fra epistola, relazione diplomatica e resoconto di viaggio (Bologna, 2009). Il suo maggior campo di studio è la letteratura italiana del Rinascimento incluso il rapporto con le arti visive. I suoi interessi includono le scritture di viaggio e la rappresentazione dell'Altro nel Rinascimento, ma anche l'erudizione e il collezionismo tra fine Ottocento e inizio Novecento e la narrazione storica sul Risorgimento. Ha partecipato a convegni nazionali e internazionali e ha pubblicato numerosi saggi su volumi e riviste. Ha svolto periodi di ricerca presso il Collège de France (2007-2008), il Warburg Institute (2012 e 2013) e nel 2009 è stata impegnata nel programma di master dell'Università dell'Oregon (USA).
Recensioni
RENAISSANCE QUARTERLY, VOLUME LXIX, N. 3
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