Parlare di Pasolini ‘poeta civile’ significa affrontare pressoché tutta la sua opera e rischiare di essere fagocitati nel vortice dei richiami intratestuali, dei processi di revisione ideologica, della complessità dei testi, delle vicende italiane che si affastellano – fra cronaca e politica – dalla Resistenza ai movimenti di contestazione degli anni Settanta. Eppure rinunciare a descrivere il percorso dei suoi versi (circa una dozzina di libri, fra raccolte edite e inedite, in lingua e in friulano) vorrebbe dire consegnare questo autore all’iconografia del genio scandaloso e del profeta inascoltato, anziché affinare un metodo per apprezzarne l’eccellenza artistica, insieme alla durezza del suo giudizio sulla storia contemporanea. Questo libro segue, opera dopo opera, l’itinerario di uno dei maggiori poeti del secolo XX, prima e dopo lo snodo drammatico del 1960: a un primo quindicennio dominato dall’ebbrezza dell’adesione al processo rivoluzionario della storia, segue un secondo quindicennio in cui il poeta constata il tradimento di ogni progresso. È il passaggio dall’intellettuale organico all’artista perseguitato, dall’epica della modernità alla tragedia della postmodernità.

Daniele Maria Pegorari è ordinario di Letteratura italiana contemporanea all’Universitas Mercatorum di Roma, dove è Delegato alla Biblioteca e Coordinatore del Corso di Studi in Lingue e Mercati. Condirettore della rivista «incroci» e Accademico Pugliese delle Scienze, si occupa di sociologia della letteratura, tradizione dei classici e postmodernità. È autore di quattrocento studi, fra cui una storia della poesia dal 1948 al 2008 e libri su Dante, Fiore, Pasolini, Luzi, Maurogiovanni, Eco, Angiuli e il Realismo Terminale. Nel 2025 ha pubblicato La conoscenza amministrata. Calvino, Pasolini, Volponi e la cibernetica sociale.