Sgalambro materialista
Autore: Antonio Carulli
Postfazione di Piercarlo Necchi
ISBN 978-88-6542-826-9
Pagine: 192
Anno: 2022
Formato: 15 x 21 cm
Collana: Biblioteca di studi umanistici, 39
Supporto: libro cartaceo
Manlio Sgalambro fu dentro quel tramonto della cultura siciliana di cui parlò Giovanni Gentile? Fu materialista e irreligioso come voleva Sciascia fossero i siciliani o ateo come – a torto – ancora si ritiene e non piuttosto empio come si definiva? E il suo teologo irregolare è l’erede dell’inquisitore ucciso di quello? V’è un illuminismo in Sgalambro? Lo stratonismo di Leopardi agisce ancora su di lui?
A queste ed altre domande – decisive per l’esatta collocazione critica del filosofo di Lentini – non teme di rispondere Carulli, nell’ennesimo capitolo della lunga e difficile ricostruzione critica della figura del pensatore siciliano.
Conclude il volume un’ulteriore riflessione sul senso della sua attività di “paroliere”: che le visioni di Sgalambro e Battiato furono giustapposte, nient’affatto fuse, contrariamente a quanto si è continuato a leggere con la morte del musicista di Riposto.
Acclusa al volume, la postfazione di Piercarlo Necchi lumeggia il rapporto tra Sgalambro e l’illuminismo radicale, materialista e ateo, del barone d’Holbach.
Antonio Carulli (Bari, 1983), filosofo e saggista. Ha già dedicato a Sgalambro tre volumi (La scuola di Pitagora, il Melangolo, Mimesis).
Ha all’attivo altri quattro volumi volti alla delineazione della verità filosofica di enti impossibili a distruggersi definitivamente, nella permanenza di un minimo, di una “reliquia” – asintoticamente irriducibile al nulla – di essi dopo la morte.
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